In seguito al via libera concesso a Israele per partecipare all’Eurovision, alcuni Paesi hanno ufficializzato il loro forfait.
Dato il precedente annuncio dell’Irlanda, la notizia in questione era già nell’aria da parecchio tempo. All’iniziativa di boicottaggio contro la partecipazione di Israele all’Eurovision, però, si sono uniti anche altri Paesi. I quali avevano già palesato le loro intenzioni, senza però mai ufficializzarle prima d’ora. La prima emittente televisiva ad esporsi su questa decisione, è stata proprio l’emittente di Stato della Repubblica d’Irlanda.

I comunicati di boicottaggio
Come riportato da Open, l’emittente radiotelevisiva di Stato dell’Irlanda ha rilasciato un comunicato che spiega i motivi del suo boicottaggio: “Riteniamo che la partecipazione dell’Irlanda rimanga inaccettabile, data la terribile perdita di vite umane a Gaza e la crisi umanitaria che continua a mettere a rischio la vita di tanti civili. Rimaniamo profondamente preoccupati per l’uccisione mirata di giornalisti a Gaza durante il conflitto e per il continuo rifiuto di consentire l’accesso al territorio ai giornalisti internazionali“.
Poco dopo, si è unita all’appello anche l’emittente spagnola RTVE: “Lo scorso settembre il consiglio di amministrazione di RTVE ha deciso che la Spagna si sarebbe ritirata dall’Eurovision se Israele avesse partecipato. Questo ritiro significa anche che RTVE non trasmetterà la finale dell’Eurovision 2026… né le semifinali preliminari”.
Completa il trio di comunicati rilasciati anche l’Olanda, con la sua Avrotros: “La partecipazione non può essere conciliata con i valori pubblici fondamentali per la nostra organizzazione“. Oltre ai Paesi già citati, si è unita a questa iniziativa di boicottaggio anche la Slovenia.
La replica dell’Eurovision
Al fronte della polemica nata dopo la partecipazione di Israele, l’Eurovision ha effettuato vari tentativi per placare gli animi. L’organizzazione aveva infatti avanzato la proposta di un televoto ridotto da 20 a 10 voti, così da rendere le votazioni più equilibrate.
Tuttavia, ciò non ha scalfito in alcun modo le idee già piuttosto chiare espresse da Irlanda, Spagna, Olanda e Slovenia.